Podcast | Zip Spaces

Nel corso delle nostre ricerche legate al tema della riconversione dei centri commerciali un concetto ha meritato un approfondimento: il tempo. Come riportato da Barbara Camocini nel suo libro Adapting Reuse , tra il tempo passato della dismissione e il tempo futuro rappresentato dalla realizzazione di un progetto futuro esiste un “vuoto temporale”.

Questo vuoto temporale rappresenta quella fase presente, in cui per vari motivi, che possono essere amministrativi, burocratici o semplicemente strategici, gli spazi in abbandono possono iniziare ad accogliere alcune nuove destinazioni d’uso, anche se non definitive.

Queste strategie, che possono essere definite temporanee o transitorie, si inseriscono nel contesto di azione dell’INSTANT URBANISM. Richiedono trasformazioni minime e poco invasive, ma sopratutto permettono di costituire una base per la pianificazione strategica futura.

Per questo i progetti negli spazi temporanei sono da considerarsi sussidiari e non sostitutivi ai servizi permanenti ad uso della collettività.

A proposito di quest’ultima, i progetti negli spazi temporanei prevedono un coinvolgimento degli attori locali e possono generare dei processi “aperti”, in grado di accogliere gli stimoli degli abitanti, incoraggiando la coesione sociale e ricercando e valorizzando gli aspetti di identità ed unicità dei luoghi.

Nel 2014 l’associazione Temporiuso, progetto molto interessante di ricerca ed azione, ha pubblicato un testo intitolato, Temporiuso-Manuale per il riuso temporaneo di spazi in abbandono in Italia.

Un testo che illustra come salvarli dal degrado attraverso il riuso temporaneo, con progetti abitativi, culturali, sociali ed imprenditoriali.

Molto interessanti sono i livelli di intervento previsti nel testo, poiché mettono in relazione tempi ed azioni.

Il livello 0 è associato a programmi artistici e performance, e prevede pochi giorni di attività ; il livello 1 prevede cicli abitativi o di incubazione di start up, per una durata che va da 1 a 3 anni; Livello 2 prevede invece attività che possono durare fino a 5 anni, rinnovabili per attività professionali più complesse che richiedono investimenti più onerosi in attrezzature.

Anche gli spazi commerciali sono stati oggetto di queste strategie dinamiche, infatti nel 2011 è stato presentato da Rebekah Emanuel, il progetto Zip Spaces. Il progetto fa riferimento al concetto di Zip Car- che corrisponde al nostro sistema di car sharing, ed il concetto alla base è lo stesso. Attraverso la piattaforma OpenIDEO, una global community raccoglie progetti finalizzati al benessere sociale, e permette di prendere in prestito dalla città gli spazi commerciali dismessi per il tempo necessario.

Si possono affittare alcuni spazi per eventi, fiere, mercatini, cerimonie o music jam session.

Una volta specificato il periodo, si trova la location, si effettua il pagamento, e il servizio prevede l’invio di una chiave che permette di accedere agli spazi per il periodo definito.

Alcuni esempi………

Il riuso temporale permette quindi di colmare non solo uno spazio fisico ma proprio uno spazio temporale definendone anche i cicli di vita futuri.

E per citare Gilles Clement, nel suo manifesto del terzo paesaggio, questi luoghi possono essere interprertati come rifugi protetti nei quali i germi di una nuova identità urbana possono crescere lontani dalle pressanti logiche di sviluppo e profitto.

Arch Ilaria Marzano

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